Sale e nostalgia

Testo: LUISA GOGLIO
Fotografie: XHENIFER JAUPI – GIOVANNI VENTURINI
Layout: DINO FONTANA
Illustrazioni: LORENZO PICCOLO

ATTO PRIMO.

Ambientazione: alta Valtrompia e valle del Caffaro, 1869. L’Italia è da poco un regno unitario, ma la vita dei contadini in Valle ha sempre la stessa immutabile durezza di fatica e fame. Si campa di un’agricoltura di sussistenza  – patate, mais e graminacee, pecore e mucche per il latte, e maiali. L’attività estrattiva delle miniere è in crisi fin da inizio secolo mentre le manifatture industriali si concentrano giù nella bassa valle, dove fiorisce la produzione di attrezzi e armi. Quassù, invece, ricchezza poca. 

Lo Stato è presente, eccome, con i suoi apparati burocratici e i suoi gabellieri… immaginiamoci quanta simpatia potessero suscitare. E poiché a nord, oltre il passo del Maniva, il confine austriaco è prossimo, non è insolita la pratica del contrabbando di un prezioso genere di monopolio gravato da ingenti imposte governative: il sale.

Azione scenica. Nella primavera del 1869 un gruppo di giovani valtrumplini fra i 13 e i 30 anni decide di tentare il colpo della vita: sconfinare in Tirolo e rientrare coi sacchi di sale senza passare dalla dogana. Perché il sale è, in quegli anni, come l’oro: non solo ingrediente indispensabile per conservare gli alimenti, ma vero e proprio strumento di negoziazione nei rapporti diplomatici tra Stati. Quei ragazzi non sono banditi né spalloni di professione; fanno i contadini e muoverli è la miseria, forse un desiderio di riscatto e, ci piace immaginare, la passione giovanile per l’avventura.

Parte dunque la spedizione. Ma sulla strada del rientro, il 10 maggio 1869, gli sventurati si imbattono presso Bagolino nelle guardie doganali. Ne nasce un conflitto a fuoco in cui Battista Dalaidi da Collio viene colpito e ucciso, il suo compaesano Giovanni Perotti ferito e gli altri costretti a nascondersi nei boschi. Consegnatisi spontaneamente all’autorità giudiziaria, cinque di essi vengono condannati a tre anni di carcere da scontarsi alle Murate di Firenze.

ATTO SECONDO.

Ambientazione: carcere delle Murate, Firenze, 1969-73. Malgrado il pensiero illuministico e illuminato di molti intellettuali dell’epoca sulla funzione redentrice della pena, la permanenza nelle regie galere non è una passeggiata di salute. Lo stato di abbrutimento e le vessazioni cui i detenuti vengono assoggettati rendono più facilmente governabile la macchina carceraria.

Azione scenica. Le richieste di grazia inoltrate dai famigliari dei giovani al Ministero competente non hanno seguito. Nel dicembre del 1872 Luigi Lazzari detto Marter, detenuto a Le Murate, muore. Seguono, nel febbraio 1873 i decessi di Nazzaro Tabladini detto Pìcol e Gaudioso detto Celso, sempre nel carcere di Firenze. Le cause non sono chiare: malattie? stenti? suicidio? Una nota manoscritta rinvenuta sui documenti del tribunale accenna al fatto che questi ultimi si fossero “resi defunti”.

Sempre nel 1873, ma il 23 luglio e questa volta nel penitenziario di Saliceta San Giuliano (Modena), muore anche il già citato Giovanni Perotti detto Lamì. Il trasferimento in un sito più prossimo alle terre natìe era stato suggerito dal direttore del carcere fiorentino che aveva riscontrato nei detenuti bresciani una “neuropatia nostalgica” – forse la nostra moderna depressione. Dei cinque derelitti si salverà solo Giuseppe Tabladini che, per grazia ricevuta e con foglio di via, il 23 febbraio 1874 tornerà a casa, a pena quasi interamente scontata.

Epilogo.

Ambientazione: Gardone Val Trompia, 2019-2021. A 150 anni dai fatti, gli studenti del Liceo “Moretti” di Gardone Val Trompia, guidati dal Sistema Archivistico della Comunità Montana, conducono un’appassionante esperienza di ricerca storica sulla vicenda. Ciò che fin qui è stato raccontato è frutto di quella ricerca operata direttamente sui documenti conservati negli archivi comunali, che ha permesso ai giovani ricercatori di approfondire come si viveva e come si poteva morire in Valle nel secolo scorso, riscoprendo e ristabilendo connessioni anche emotive con le proprie radici.

Lo studio ha dato abbondanti frutti: sei grandi pannelli divulgativi (vele), a cui abbiamo attinto per realizzare questo articolo (oltre che alla viva voce di Massimo Galeri, coordinatore del Sistema Archivistico di Valle Trompia). Ma non basta: il gruppo TReatro-Terrediconfine ne ha tratto una pièce drammaturgica, mentre la Selvaggi Band ha prodotto il brano Granelli di sale che ha visto la collaborazione di Cisco dei Modena City Ramblers. Infine, è stato fatto un video presentato ad Archivissima 2021 che vi consigliamo vivamente di guardare (link nel box info). 
Grazie tutto questo i volti segnati di Battista, Gaudioso, Giovanni, Luigi, Nazzaro e dei loro compagni di sentiero escono dall’oblio e tornano a parlarci.

Per approfondire

https://www.archivissima.it/2021/video/963-andata-e-ritorno-per-un-pugno-di-sale-sistema-archivistico-di-valle-trompia

Sistema Archivistico di Valle Trompia. https://www.cm.valletrompia.it/cittadino/cultura-e-istruzione/sistema-archivistico

Associazione culturale Treatro Terre di confine, Per un pugno di sale, Documenti raccontano 2013-2014.
Selvaggi Band, Granelli di sale, CD, 2019.