L'ebbrezza unificante del wine governo

Testo: Elia Zupelli
Foto: Davide Sartori, Irene Chioetto
Layout: Kiara C. Combi, Anna Betto

La vigna è vita: da un’idea di Massimiliano Trevisan, Francesca Demontis e Giovanni Bottazzi, nel cuore dei Colli Berici scalpita un impavido progetto fieramente autoctono che riunisce il Veneto dei produttori che non forzano, che non hanno bisogno di stupire e non si limitano a produrre vini dozzinali, apolidi. In due parole: Winemakers United. In una: Resistere!. “Consideriamo il significato più nobile del governo, quello riconducibile alla cura, al sostegno, a rafforzare le capacità proprie e altrui. Una parola colma di umanità, di unione e dedizione, di dignità”.

Indomiti. Resistenti. Fantasiosi. Totalmente dediti alla medesima missione professionale ed esistenziale, codificata attraverso “un progetto di persone che amano il proprio territorio e mirano a far crescere e rafforzare il legame tra chi lo custodisce attraverso l’agricoltura, la ristorazione e la creatività”. Quella attivata da WineGoverno Winemakers United – programmatico nome entro cui converge un duplice percorso di distribuzione di vini veneti e “wine hub nel quale nascono e si sviluppano idee con vignaiol* e appassionat*” – è una rete di incroci, connessioni e contaminazioni virtuose che ha come denominatore comune e baricentro geografico i Colli Berici, là dove ampie piane assolate e morbidi profili collinari si fondono con profonde incisioni vallive e scaranti tumultuosi. È proprio da qui che con spirito fieramente autoctono Massimiliano Trevisan (Founder), Francesca Demontis e Giovanni Bottazzi hanno lanciato la loro visionaria e impavida sfida riunendo sotto la stessa appassionata egida “il Veneto dei produttori che non forzano, che non hanno bisogno di stupire e non si limitano a produrre vini dozzinali, apolidi. I ‘nuovi’ contadini – così li chiama Matteo Gallello – possono essere geometri, grafici, letterati, figli di contadini o d’ingegneri. Valorizzano l’unicità degli spazi che abitano. Badano al sodo, a un vino dal quale escludere geometrie, dimensioni, calcoli, dal quale tirare fuori un calore amico e un temperamento coinvolgente. Come nella vita”. Non a caso, nel novero dei protagonisti coinvolti nel progetto, oltre una ventina in totale, c’è chi sostiene emblematicamente che “La vigna è come un figlio: ci lavori ma non sai cosa succederà di anno in anno. Si fatica senza avere la certezza del risultato, se sei stato bravo probabilmente farai il vino che avevi pensato a inizio stagione. Tuttavia può accadere il contrario di quel che avevi pensato”.

Il manifesto di WineGoverno amplifica il concetto: “Consideriamo il significato più nobile del governo, quello riconducibile alla cura, al sostegno, a rafforzare le capacità proprie e altrui. Una parola colma di umanità, di unione e dedizione, di dignità” scandiscono Trevisan & friends, intercettati durante il nostro pomeriggio ramingo e fuggitivo Alle Erbe – Cantina del Tormento, enoteca di vini naturali, tapas wine bar ed effervescente luogo d’incontro ai piedi della Basilica Palladiana in Piazza delle Erbe a Vicenza, che gestisce insieme al socio Nicola Donatello. “Il governo è il riguardo sapiente e attento, è la capacità di reggere il timone. L’unione rafforza la guida che lo stesso governo presuppone e la riporta all’interno della comunità, all’esperienza condivisa, aperta e contemporaneamente disciplinata. L’individualità è componente fondamentale che incide sulla coscienza del gruppo perché, al di là dello sforzo solitario nel vigneto e nella cantina, è necessario il confronto, la discussione, l’aiuto”. Ecco allora che Wine Governo Winemakers United assume contestualmente la forma di un racconto collettivo che inizia dal significato che ciascuno dei vignaioli dà alle proprie realtà territoriali. “Sono loro a caratterizzare una struttura vitale fatta di situazioni condivise: la comunità. Essa comprende un insieme di valori, responsabilità e un dono condiviso, quel senso di appartenenza che spinge ad agire in una stessa direzione, per il bene di tutti. Solo così, in un territorio, si forma la comunità, oggi la parola più preziosa nel mondo del vino”. Quasi a voler immortalare e storicizzare in tempo reale l’essenza della “scena”, i volti, le storie e i ritagli di vita dei Winemakers United sono confluiti anche in una fighissima pubblicazione editoriale curata da Ey Studio, con Marco Corona in prima linea. Nel pieno fluire di voci maschili e femminili, voci esili, squillanti, voci alte, basse, magari affaticate dalla vendemmia o dalla svinatura eppure sempre piene di energia, di voglia di svelarsi, quel che balza subito all’occhio è anche l’attenzione al dettaglio, al particolare, alla grafica e ad ogni aspetto corollario legato alla comunicazione…forma e sostanza scorrono all’unisono coniugate da un senso estetico vibrante, distintivo e profondamente identitario che impreziosisce ulteriormente l’oltre centinaio di pagine dalle quali emerge prepotente il senso delle decisioni, il motivo che tiene attaccati alle radici o il significato del tornare, del restare: “Trovare la forza e la gioia di restare, o di tornare”.