Corrispondenza dall'Eremo

EPISODIO 2: FUGA DALL’EREMO

SUOR ELLA

Mi sono ritrovata, in una sera buia – ma non meteorologicamente tempestosa, come la vorrebbero usati stilemi letterari – coinvolta in un consesso di alta cultura accademica (nessuna ambiguità sulla mia verecondia sororale: con-sesso dal latino con-sidĕre), nel trascorrere del quale sono rimasta, appunto, seduta e inizialmente timorosa accanto a ragguardevoli filosofi e letterati lì presenti: un rarefatto Zinach, un temerario Newburg, un incontrastato Dalines e tanti, tanti, tanti giovani e belli, discepoli proseliti del pensiero dei nostri.

Il luogo, di triviale incanto, mi ha nostalgicamente riportata a tempi in cui le capitali europee non mi erano proibite, epoche in cui il vigore contrastava con l’esoscheletro corrente, che porta a meditabonde e solitarie nottate piuttosto che a scorribande impetuose.

Ma, vuoi il calore del filosofeggiare, vuoi l’affabilità dell’oste e la profusione delle sue vivande, vuoi l’ebbrezza del vino e della compagnia, la delizia del convivio ha finito per liberare da ogni interdizione sacrale anche sorella Robby, sacrilegamente fuggita con me dall’eremo. In un lampo di trasportato ardore, ha finito per riconoscere a se stessa ad alta voce: “Io questo Dalines lo amo!”, ammaliata dall’indiscussa vis dialettica del nostro prode.

Con il ché sia dimostrato, caro Don Diego, che il sangue scorre anche, tempestosamente, nelle vene più pudiche.

Sua affezionata,

Suor Ella

DON DIEGO

Cara Suor Ella, 

è là, tra la vertigine del vizio e la beatitudine della virtù che si misura la volontà dell’uomo.

La carne «concupisce contro lo spirito» e lo «spirito concupisce contro la carne».

Questa è la minaccia ricorrente alla purezza del cuore dell’uomo, che proviene sia dalla tendenza ad assecondare gli istinti più bassi, che dall’aspirazione a superare la natura stessa umana.

 

Nonostante lo spirito ci trascini negli spazi iperuranici o tecnologici, nonostante lo sguardo oggi possa peccare pur in assenza di materia, il corpo è ancora fatto di carne e di sangue che lo irrora.

E mi capita di pensare, cara suor Ella, che la vera perversione non sia quella di dare al corpo le necessarie soddisfazioni naturali, ma siano quelle perniciose e astratte, frutto di luogocomunismi che vedono nella costrizione del corpo e dell’istinto, nella bellezza dell’uomo naturale, così fatto da Dio, la natura stessa del peccato. 

Vedo più concupiscenza nel mortificare la carne che nella sua sontuosa esaltazione. 

Evviva il corpo, evviva l’idea stessa del piacere anche solo guardato.

La negazione è simbolo stesso di potere: è l’esaltazione più subdola del potere. 

Negando il corpo, si nega l’unica vera proprietà degli individui: il loro elemento originale e identitario. Si nega il fatto stesso di essere vivi. 

Sostengo e credo, con l’avanzare degli anni, che sia possibile per l’uomo arrivare allo spirito solo esaurendo il suo essere carnale, senza costrizioni, paure e dogmi.

Donatien-Alphonse-François de Sade, uomo radicalmente illuminista, sentiva il bisogno di comprendere le dinamiche interne delle azioni umane: è questo desiderio di ricerca che fa oltrepassare la dogmatica concezione del corpo per trasportarla in una verità naturale e quindi giusta. 

Anche la giovane e bella sorella Robby, per portare il suo spirito alla naturale pace, dovrà astrarsi dalle sole pratiche calculatorie permeate di sezione aurea e ingaggiare una lotta con il colto Dalines con cui sperimentare lo spasimo della materia. 

Rinnovandole la mia stima, Suor Ella, le porgo i miei saluti lasciandole un pensiero:

l’eremo, ancorchè simbolico, è contronatura e la fuga, seppur pindarica, è una necessità.

Se la natura ci ha dato un corpo, bisogna pur che questo esulti e se Il Verbo si è fatto carne, non stupisca se a volte si desidera mangiarlo.

 

Don Diego