UNA REPUBBLICA FONDATA SULL’ACQUA

Parco Delle Cave, la storia infinita: una boccata d’ossigeno nel parco di rigenerazione più grande d’Europa. Quasi mille ettari di superficie, flora e fauna straordinariamente variegate, l’oasi naturalistica si estende dalla parte sud est di Brescia e gravita attorno ai vari laghi di falda. Varcata la soglia, la sensazione è di accedere a una dimensione parallela e ovattata, dove la vita scorre con lentezza e i ritmi frenetici della città sembrano lontani anni luce.

testo: ELIA ZUPELLI

fotografie: GIULIA MARTINELLI, LETIZIA BAROZZI, COMUNE DI BRESCIA

La città è lì a un attimo eppure sembra già così distante. Poco più che un caotico sottofondo destinato a disperdersi non appena si varca uno dei vari ingressi per abbandonarsi al garbato silenzio della natura, nell’atmosfera ovattata di una dimensione parallela: spazio verde di mitigazione, quasi mille ettari di superficie, il Parco delle Cave è il parco di rigenerazione più grande d’Europa. Una repubblica fondata sull’acqua. Epicentro e cuore pulsante dell’immensa oasi naturalistica che si estende dalla parte sud est di Brescia, in particolar modo nei quartieri San Polo, Buffalora, Sanpolino, San Polo Parco e San Polo Cimabue (aree agricole e naturali), sono infatti i vari laghi di falda da cui l’intero complesso prende il nome. Insondabili profondità acquatiche (“non si nuota, non si pesca, non si prende il sole in topless”) cui si deve l’equilibrio biologico di uno spazio verde di mitigazione più unico che raro, dentro cui si fondono prati, alberi, cespugli, una flora e una fauna straordinariamente variegate. Ancora una volta, sempre lei, sempre l’acqua, è anche all’origine di questo ambizioso e sempiterno progetto concretizzatosi in un patrimonio di aree e ambienti restituiti alla città e alla fruibilità dei cittadini. Le radici affondano infatti nel pieno degli anni Sessanta, quando alcuni proprietari decisero di convertire i propri terreni in aree di escavazione.

Tale progetto fu portato avanti fino agli inizi degli anni Settanta, quando la superficie estrattiva arrivò fino a 1 milione di metri quadrati circa, ma solo nel 1976 si avanzò la proposta di trasformare l’intera area in un parco pubblico. Da allora la questione rimase aperta fino al 2012/2014, allorché l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Emilio Del Bono decise di intraprendere il percorso di recupero delle zone, pensando al progetto concreto del parco.

Nel 2018, precisamente il 16 aprile, il consiglio comunale sancì definitivamente la nascita del parco locale di interesse sovracomunale. Sempre nello stesso anno furono aperti al pubblico i primi due laghi e l’anno seguente fu quello decisivo per l’apertura del terzo.

Nel mese di aprile del 2020 la giunta assegnò ai quattro laghi un nome: il primo aperto venne chiamato Canneto, il secondo Bose e gli ultimi due Gerolotto e Fuserino (un omaggio alle cascine circostanti).  Al termine dei lavori, per garantire una migliore fruibilità, fu costruito un ponte per unire le due sponde.

Più che una storia, dunque, “una battaglia”. Come la descrive l’assessore Fabio Capra  “Sono diventato nonno cercando di rincorrere questo risultato…” , da sempre in prima linea per strappare al dominio dell’industria estrattiva i milioni di metri quadrati tra San Polo e Buffalora. Il risultato da diverse stagioni è ormai visibile e tangibile. Ancor più in questa prima, vera estate post pandemica in cui l’intervento di riqualificazione ambientale e naturalistica delle cave ex Nuova Beton appare particolarmente smagliante: “un sogno che si è avverato”. Assessore con delega alle Risorse dell’Ente Comune (sotto cui è la giurisdizione del parco), Capra entra nel dettaglio assieme a Miriam Cominelli, che ha invece la delega all’ambiente: “Il progetto prevedeva la riqualificazione ambientale e naturalistica delle cave presenti nelle aree vicine a via Fusera. L’intento  ricordano entrando nel dettaglio  è stato quello di ristrutturare e riorganizzare svariati aspetti della zona.

La cava nord è stata ripensata e riprogettata per la realizzazione di nuove piste ciclabili, con pavimentazione in ghiaia di Dolomia. In quest’area si è inoltre realizzata una bonifica nella vegetazione, togliendo le vecchie sterpaglie e rinnovando la flora con nuove piantumazioni.

Attraverso la rimozione di un terrapieno esistente, si è attuato il riassetto del lago alla sua forma originaria di bacino idrico unico. In questa sistemazione, il progetto ha visto l’intervento d’ingegneria naturalistica per consolidare il terreno e le scarpate, e l’inserimento di un nuovo ponte fruibile da pedoni e ciclisti, costruito in ferro e rivestito con legno di larice”. Ancora: “Le rive del bacino sono state inoltre arricchite da nuova vegetazione e modellate al fine di ricevere geo-tessuti, poi seminati e coperti da erba. In particolare, nell’area pianeggiante collocata nella parte sud-ovest, è stato allestito un prato e sono state piantate essenze acquatiche per favorire la crescita di canneti”. L’opera è perennemente in progress: “In questa zona è prevista la costruzione della ‘Casa del Parco’, struttura che verrà messa a disposizione di associazioni ambientali per organizzare manifestazioni e accogliere situazioni polifunzionali, oltre che per offrire ristoro. La cava sud è stata invece riqualificata in maniera meno decisa: è stata ripulita dalla vegetazione infestante e sono state eseguite nuove semine e piantumazioni per rendere meno visibile il confinante complesso di attività artigianali e più piacevoli i percorsi ciclo pedonali”.

Tra attività sportive, spazi d’aggregazione e momenti di puro relax, una visita al Parco delle Cave si traduce in un’esperienza particolarmente rinfrancante e immersiva. Dulcis in fundo, per una comunione con la natura totale e simbiotica, appassionati o semplici curiosi della domenica possono ora dilettarsi anche nei nuovi punti di osservazione ornitologici allestiti in prossimità dei laghi, dove le ritualità tribali di cormorani, aironi, tuffetti, garzette e germani reali ipnotizzano in un battito d’ali.