Aquila nera: bene, anzi moltobene!

testo: DIEGO RUGGERI
Fotografie: AMANDA PRIMOMO, DAVIDE SARTORI, ELISA PELLEGRINI, GIOELE FERRETTI,
MARTINO RAVANELLI, NICOLA RAUSSE, SOFIA CASSADER, STEFANO CUCCHIARA

 

Bene. Anzi moltobene. Siamo qui, al Carmine, per la seconda partenza. Un folto gruppo di studenti infreddoliti e attrezzati di curiosità, macchine fotografiche, telecamere, microfoni. Sembriamo veri. Un team enorme che suscita curiosità nella variegata umanità del quartiere del Carmine a Brescia. Il cuore storico della città. Quello che sta a cavallo tra memoria e futuro. Un laboratorio di razze e di mestieri. Tra peccato e santità. La primavera tarda ad arrivare. Fa freddo e il cielo è plumbeo. Ma, a quanto pare, il cattivo tempo è parte integrante del rito della partenza di moltobene

Così è stato per il primo numero della rivista, così è per il secondo. L’entusiasmo della partenza trasforma la luce del cielo prima della pioggia, in una condizione perfetta che dà espressività alle immagini, roba da “Sturm und Grand”. Per santificare la partenza, abbiamo scelto l’Osteria dell’Aquila Nera. Un locale storico, uguale a se stesso da mezzo secolo eppure in continuo divenire, con tante facce che portano sempre con sè la fatica e la gioia di vivere…a volte di una vita di confine. Dietro il bancone: Ingliss, il proprietario dell’osteria ci accoglie con delicatezza e calore. Ci offre un profumato calicino di vino rosso, il ciliegiolo, e ci racconta una storia: la sua; che forse coincide con la storia del quartiere che si intreccia, da un secolo, con la sua famiglia e con il luogo a cui dà anima.

Moltobene:

Ciao Ingliss, la ragione per cui siamo qui è quella di raccontare con la nostra rivista i luoghi e con essi le città di Brescia e Bergamo; di fatto capitali della cultura. Cerchiamo luoghi che siano permeati di poesia, che abbiano storie da raccontare, ma anche umanità fatta di relazioni, amici, persone. Per queste ragioni ho pensato che il nostro secondo numero dovesse partire qui da te, dall’Osteria dell’Aquila Nera. Che è uno dei luoghi storici del centro di Brescia.

INGLISS – Aquila Nera:

Che dire? Mi fa piacere sentire quello che stai dicendo. Io ti posso raccontare che questa attività, la mia famiglia la gestisce da trentacinque anni ma non so dirti quando è nato questo posto. Non riesco a risalire alla data. Qualcuno sostiene che siamo il locale più vecchio del Carmine. Stiamo parlando di un locale nato tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900. Il nome Aquila Nera deriva sicuramente da San Giovanni. Quindi non c’entra la politica. San Giovanni è un Evangelista e come i quattro evangelisti riconosciuti dalla Chiesa hanno un simbolo: il leone di San Marco è il più famoso; San Giovanni ha L’Aquila. Poi c’è anche Luca e Matteo, uno ha l’angelo, l’altro il bue.

Il nome Aquila Nera pare derivi da una scultura in legno risalente al passato che raffigura un’aquila dipinta di nero, esposta nel monastero che si raggiunge dall’ingresso secondario del chiostro di San Giovanni, che è in questa via. Questa scultura ha dato il nome alla via Aquila Nera, via dell’Aquila nera. 

Quattro chiacchiere in compagnia per
una fenomenologia da rotocalco.

INGLISS – Aquila Nera:

Lo troviamo su una cartina che risale al 1904. Tutto ciò ha dato il nome alla via. Ha dato il nome al palazzo. Poi col tempo è cambiato tutto. Comunque il nome dell’osteria è rimasto anche se, per tutti questi cambiamenti, facciamo fatica a risalire all’anno di nascita dell’osteria. Non saprei aggiungere altro. Non saprei proprio.  Mi piace mantenere viva l’origine del locale storico o almeno ricordarne l’origine, da dove si è partiti: anche col classico calicino di vino; senza avere grosse pretese, perché credo sia giusto far fede alle proprie origini. Si può evolvere, ma per ricordarsi da dove si è partiti.  Per la mia esperienza posso dire che questo, il Carmine, è un quartiere povero, dove la gente che ci nasce, si è sempre sbattuta, data da fare. Dal commercio a ogni cosa che portasse reddito. Insomma, tante classi sociali diverse tra palazzi vecchi…, questa casa per esempio, se guardiamo la struttura di questa casa, si parla del 1300 o giù di li.  Questi palazzi hanno vissuto un’evoluzione che recentemente ha portato gente ricca. Ma ricordiamoci sempre da dove siamo partiti, ovvero da un quartiere dove c’è stato un pò di tutto, come tutti i quartieri poveri, ovunque, di qualunque città. Insomma, dove ci sono tante diversità, che secondo me sono un arricchimento.

Magari c’è il personaggio che investe, ma c’è sempre la persona povera che si deve arrangiare tutti i giorni vendendo…come me, vendendo il calice di vino. Mi piace sempre ricordare da dove si parte. Infatti il Carmine nasce con questa nomea di quartiere pericoloso, delinquenziale. Ma come in tutti i quartieri dove c’è povertà uno si arrangia, si arrangia e magari nel Carmine, essendo nato quartiere povero, l’illegalità ha dilagato.  Insomma, per portare un piatto di pasta a casa ci si arrangia un pò tutti, e si convive anche con queste cose qua.

Adesso il Carmine, porta la movida…e ripeto, ha portato gente che investe, gente ricca e anche benessere. Io sono nato qua, ho cinquanta anni, Questa attività ce l’ho con la mia famiglia da trentacinque e non so cosa pensino altre persone, i miei colleghi, però a me questa evoluzione piace. Questo scambio culturale anche; non solo per un fattore economico, ma anche per un fatto di diversità delle persone, da dove arrivano. Io faccio il barista, tu fai il musicista. Io posso darti qualcosa e tu puoi darmi qualcosa. Ed è una crescita di entrambi. Io la penso così. moltobene.

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