Gemelli diversi sul filo del Groove

testo: ELIA ZUPELLI

fotografie: M. CANDREVA, B BURLONE

Incontri ravvicinati sincopati con Giulio Corini e Massimiliano Milesi in “zona neutra” al Paradosso di Chiari, avamposto del bon vivre e della buona musica (live). Bresciano il primo e bergamasco il secondo, contrabbassista uno e sassofonista l’altro, telepatici sul palco e sintonizzati da una lunga amicizia, col loro affilato interplay sbriciolano rivalità e campanilismi fra le due città:

Il jazz ti cambia la vita. Forse non la rende più semplice, di certo la rende migliore. Proprio come il buon vino. E’ tutto un attimo: contrabbasso e sax, bresciano uno e bergamasco l’altro, Giulio Corini e Massimiliano Milesi hanno reciprocamente intercettato i rispettivi destini musicali ed esistenziali una decina comoda di anni fa, ai tempi dell’associazione Quid, calamitati come magneti dalla medesima, sconfinata passione per quel “genere che genere non è”, radicale espressione di libertà, rivolta dell’emozione contro la repressione, non un teorema intellettuale ma un feeling, come suggeriva sua eminenza Bill Evans. Suggestioni e percezioni  che hanno propiziato il loro incontro lungo le rotte dell’attuale Capitale della Cultura. Sigla, egida e titolo di testa di questo 2023 in cui il dialogo tra le due città si sta definitivamente esprimendo con internazionale risonanza, pur a fronte di due “scene” che per quanto riguarda il jazz “appaiono oggi frammentate e in qualche modo indipendenti una dall’altra, ciascuna con la propria autonomia e la propria dimensione, benché sia a Brescia che a Bergamo ci siano tantissimi bravi musicisti”. Non che ce ne fosse bisogno visti i trascorsi artistici di entrambi, ma Corini e Milesi non hanno mancato di ribadirlo e dimostrarlo coi fatti – atmosfera, attitudine, stile, interplay e guizzi estemporanei – durante il rendez-vous d’inizio marzo al Paradosso di Chiari, dove peraltro suonarono già alle origini in uno dei loro primissimi concerti. “Forse il primo in assoluto”. Anche se Corini ipotizza scenari d’indecisione a riguardo: “Ricordo anche un nostro set al Red Theatre in Maddalena, un piccolo teatro privato in stile liberty ‘che si pone l’obiettivo di rispolverare i fasti del passato, riproponendosi a nuova vita per chi intende incrociare i vissuti legni del suo palco’ (scandisce il manifesto’).

Licenza poetica di definire dunque quella al Paradosso, che poi ha continuato a ospitarli negli anni a venire, come il loro primo live ufficiale, pubblico, “chiamatelo un po’ come vi pare ma quello è il senso”. Con molteplici progetti e altrettante declinazioni sonore, eclettici per vocazione ma sempre fedeli alla comune e condivisa linea tracciata da “Una musica che si reinventa sempre, per definizione”. E che viene ancora meglio quando si improvvisa. Tra un bicchiere di rosso e qualche sigaretta a farsi largo nelle luci soffuse. Sospinti dal groove affiorano così altri ricordi, a briglie sciolte, vibranti, ebbri di ritmo e di vita: classe 1979, Corini arriva da trascorsi liceali in aria di rock e basso elettrico, prima dell’illuminante incontro con Franco Testa, la conseguente folgorazione per il jazz e per il contrabbasso, strumento di cui è oggi fra i più ispirati interpreti a livello nazionale e fra i più attivi anche in campo internazionale, con collaborazioni che spaziano da Enrico Rava a John Abercrombie, da Stefano Battaglia e Ralph Alessi e Jim Snidero, passando per altre forme di pop: Morgan e Gigi D’Alessio, per motivi diversi, fra i punti esclamativi più clamorosi.

E poi ancora Sandro Gibellini, ospite lo scorso numero su queste colonne, Harris Eisenstadt, Simone Guiducci, Bebo Ferra, Garrison Fewell, Tino Tracanna…quest’ultimo, guarda un po’ le coincidenze ammesso che esistano, maestro dell’amico e sodale Massimiliano Milesi, quarant’anni senza colpo ferire, che a sua volta collabora con fenomeni tipo Dave Douglas e Steven Bernstein, Jim Black e Danilo Gallo, spesso e volentieri esplorando orizzonti paralleli in viaggi sperimentali multisonici (in buona compagnia, tra gli altri, di Alberto Ferrari dei Verdena: “Ci conosciamo da tanto e nelle scorse sere abbiamo suonato assieme, a breve partiremo con un nuovo progetto dal vivo”) o rock’n’roll stars di culto come Noel Gallagher, tanto per fare un nome poco altisonante…“Suonai con lui a X Factor, all’inizio fu un po’ ostile, dopo una quarantina di birre diventò molto simpatico, faceva persino delle battute”.

Ironia della sorte, Corini e Milesi, proprio insieme a Tino Tracanna, si sono ritrovati nell’onda free jazz di Double Cut, formazione completata da Filippo Sala alla batteria e sintonizzata sulle avanguardistiche frequenze dell’etichetta UR Records. Prospettive poi approfondite anche in periodo di Covid nel progetto “Reithia” (Dea della navigazione e della guarigione, creatrice e misericordiosa), progetto composto da musicisti bresciani e bergamaschi “insieme per rappresentare le due città simbolo dell’epidemia e raccontare grazie alla musica jazz una nuova narrazione simbolo di rinascita dal periodo difficile che stiamo vivendo”. E se Brescia – concordano – “è la città dei contrabbassisti”, Bergamo “vanta una scuola di sassofonisti, grazie anche all’eredità di maestri come Gianluigi Trovesi o dello stesso Tracanna, che in realtà è originario Livorno. Nelle città di provincia, nei mini club e nelle situazioni sfuggenti, con la gente appiccicata al palco e ai musicisti: è lì che il jazz furoreggia, è lì che le cose accadono veramente…Milano? Un circuito molto snob, invece. Guarda a New York con vent’anni di ritardo”. Alla salute della Capitale, dunque. Ma soprattutto dell’amicizia, della musica senza confini, del nuovo giorno che sta per arrivare. E dei miti che hanno aperto la strada della contaminazione – Sonny Rollins, Jim Hall, John Coltrane, Charlie Haden, nell’olimpo di Corini; Weather Report, Wayne Shorter, Frank Zappa, Pink Floyd, sul pianeta Miles -, prima del rush finale d’improvvisazione mentre le parole evaporano e gli applausi si dileguano nell’odore della notte”.